lines never lie

Linee che disegnano “la curva di un orizzonte che s’allarga”. Orizzonti geometrici come punti di domanda. 
Un rapporto con la realtà che mette in mostra attraverso l’obiettivo qualcosa che non esiste. Inferriate, corde, fili metallici, muri di cinta, elementi naturali si fanno segno spaziale in sequenze flessibili e mutevoli.
Francesco Cucchiara abbraccia con un sol colpo d’occhio un compendio delle molte possibili porzioni di una linea d’orizzonte. Ritrae, in inquadrature sospese tra astrazione e interpretazione, soggetti reali e inanimati grazie al valore dell’improvvisazione e dell’intensità mutevole del paesaggio.
L’intenzione raffigurativa viene superata perché “scopo di queste linee non è rappresentare il visibile ma di renderlo visibile”. Dal movimento dinamico d’esplorazioni lineari nascono foto scandite da curve eleganti, tensioni elastiche ed imprevedibili, traiettorie asimmetriche dai contorni netti ed astratti come nelle “Attese” di Lucio Fontana.
Secondo Wittgenstein “il pensatore somiglia molto al disegnatore che vuol riprodurre nel disegno tutte le connessioni possibili”, così Francesco Cucchiara traccia metalinee che non vogliono rappresentare ma raccontare il mondo.

E’ un architetto di visione come Gabriele Basilico “ i suoi strumenti sono la luce e le linee”.
Da passeggiate mattutine, tra macerie reali e rovine perforate dal tempo, prendono forma queste immagini di speranza, comprensione, tolleranza; ogni linea diviene punto di intersezione, un incontro d’amore.
L’atmosfera con la complicità dei colori tenui delle prime ore del giorno è sospesa in un tempo dilatato.

Lo spettatore si ritroverà a muoversi ora per gli spazi “non dice il suo passato, lo contiene come le linee d’una mano, scritto negli spigoli delle vie, nelle griglie delle finestre, nei corrimamo delle scale, nelle antenne dei parafulmini…”. E avrà la sensazione di avanzare per un’altra città senza nome né luogo raccontate da Italo Calvino, “costruite di desideri e di paure, anche se il filo del loro discorso è segreto, le loro regole assurde, le prospettive ingannevoli, e ogni cosa ne nasconde un’altra”. Ogni fotografia di Francesco Cucchiara descrive uno skyline di geografie interiori, un rebus che nasconde desideri e paure.

Toccherà allo spettatore risolverlo.

MariaChiara Di Trapani