Un palcoscenico di cinque chilometri corre dalla foce dell’Oreto all’anfiteatro di Acqua dei Corsari, il fondale blu orizzontale è delimitato da due quinte montuose; a sinistra Montepellegrino, a destra Capo Mongerbino. Ogni giorno viene messa in scena una nuova rappresentazione, il nostro giudizio è sospeso, si portano a casa sensazioni, poi maturano le riflessioni.
La città vive.
Inconsapevoli designer allestiscono lo spazio urbano con strutture precarie di lamiere e teli, abbandonano oggetti che diventano isolate installazioni d’arte.
Rimandi di specchi, fiori, santi e madonne, materassi a creare un belvedere, piccoli veicoli sgargianti ovunque.
Questo breve capitolo fotografico, dal carattere ironico e gioioso, volge lo sguardo all’aspetto fantasioso e creativo di ciò che abitualmente siamo portati a vedere come roba di nessuna importanza, rifiuti.
In una città come Palermo, dove gli esempi di un moderno design urbano sono pressoché inesistenti, sono loro che con anarchica “indecenza” si affermano all’interno dello spazio modificandolo più o meno temporaneamente.