triscina e tre fontane
Fabbricare, fabbricare, fabbricare Preferisco il rumore del mare Che dice fabbricare fare disfare Fare e disfare è tutto un lavorare Ecco quello che so fare.”
A partire da questa poesia di Dino Campana ho iniziato la mia esplorazione secondo suggestioni precise, in particolare quello di fare esperienza di due luoghi, due città che si affacciano sul mare e che stagionalmente assumono connotazioni diverse. In estate, come località balneari, vengono prese d’assedio da una calca scomposta e selvaggia. In inverno gli stessi luoghi assumono una forza metafisica dirompente. Nel rapporto fra l’opera dell’uomo (architettura, strade, muri, posteggi, spiazzi) ed il mare, elemento naturale predominante, vi è la sintesi potente del concetto di “lavorio” come inteso da Carmelo Bene quando cita proprio Dino Campana . Una tensione permanente fra due elementi, quello umano e ambientale, per la dominazione di uno spazio-tempo, dove però proprio in questa tensione si possono aprire squarci non solo di riflessione, ma anche di meditazione e percezione. Questa tensione rimane fuori dal tempo e passato e presente si sovrappongono.